Questa è stata la parola più usata e simbolo del 2023. La speranza di tutti è quella che non venga più utilizzata: è davvero tragica.
Sono diverse le classifiche che si fanno al termine dell’anno e tra queste troviamo sicuramente alcune che purtroppo sono entrate nel nostro quotidiano. Adesso, al termine di questo 2023, è uscita fuori qual è stata la parola più utilizzata in Italia negli ultimi 365 giorni e stavolta c’è davvero poco da ridere.
Sono tantissime le parole che sono diventate di uso comune negli ultimi anni e spesso queste sono diventate comune proprio grazie allo sviluppo tecnologico. Infatti la parola meme, seppur la utilizziamo ogni giorno, va comunque detto che è diventata di uso popolare da meno di dieci anni. Anche selfie è una parola abbastanza giovane visto che ha iniziato a circolare dal 2013 e ad oggi ha sostituito a tutti gli effetti un termine come “autoscatto”. Spesso però ad influenzare il nostro dizionario è anche la politica.
Negli ultimi anni infatti sentiamo sempre più parlare di populismo, grazie ad enti politici come il Movimento 5 Stelle in Italia e all’estero grazie al 44esimo presidente degli Stati Uniti Donald Trump ed il primo ministro inglese Boris Johnson. Non si può poi evitare di menzionare la parola clima, che è anche un grande problema attuale specialmente quando si parla di riscaldamento climatico. Infine anche genere è una parola sempre più utilizzata. Al termine del 2023, però, è spuntata fuori anche qual è stata la parola più utilizzata dell’anno in Italia.
La parola più usata e simbolo del 2023, speriamo di non utilizzarla più: il triste fenomeno
Nella campagna di comunicazione #leparolevalgono, mirata a promuovere un utilizzo corretto e consapevole della lingua e promossa dall’Istituto della Enciclopedia Italiana, ha rivelato che “femminicidio” è stata la parola dell’anno 2023. Questa selezione, secondo quanto riportato da Treccani, pone l’accento sull’urgenza di focalizzare l’attenzione sul fenomeno della violenza di genere. L’obiettivo però è proprio quello di promuovere un dibattito costruttivo su uno dei temi più delicati degli ultimi anni.
Questo termine ha iniziato a fare la sua comparsa nel vocabolario italiano nell’ormai lontano 2001. La Treccani invece ha deciso di registrarlo tra i Neologismi solamente nel 2008. Da quel momento la sua diffusione si è estesa in modo capillare, seguendo la triste propagazione del crimine a cui fa riferimento. Questo riconoscimento non è solo un atto di evidenza linguistica, ma anche un poderoso richiamo sociale. La scelta di “femminicidio” come parola dell’anno sottolinea la necessità di affrontare il problema della violenza di genere in modo diretto e consapevole.
Ad oggi, purtroppo la violenza di genere è un fenomeno dilagante che richiede un’attenzione continua e una risposta collettiva. Mettere in luce questo problema sociale potrebbe essere l’ideale per creare un dialogo costruttivo e capire quali potrebbero essere le soluzioni a questo problema. La parola dell’anno diventa quindi uno strumento non solo per identificare le sfide che la società affronta, ma anche per spingerla a riflettere e ad agire con diverse iniziative.