I recenti rapporti delle istituzioni europee e americane hanno evidenziato una situazione decisamente preoccupante per i giovani.
Nel contesto internazionale del mondo di oggi, dove le scelte di un giovane sono influenzate da una serie di fattori economici e sociali in continuo cambiamento, uno studio del Pew Research Center ha sollevato un argomento di grande rilevanza: la prolungata permanenza dei giovani nelle case della loro famiglia. Questo fenomeno, ampiamente osservato in diversi paesi, rivela dinamiche interessanti specialmente quando si considera il contesto europeo e quello italiano.
Analizzare l’età in cui i giovani lasciano la casa dei loro genitori è un indicatore che fa riflettere su diverse dinamiche sociali in un determinato paese: la possibilità di trovare un lavoro stabile, uno stipendio che permetta di far fronte alle necessità di tutti i giorni e, non meno importante, un mercato immobiliare che permetta a tutti di acquistare una casa. Come spesso purtroppo accade, l’Italia non si distingue per particolari meriti in questo tipo di classifica.
Il Census Bureau USA ha pubblicato un rapporto in cui confronta la situazione americana con quella europea. Sebbene in entrambi i casi le famiglie sperano che i figli sappiano crearsi ben presto una propria realtà lontano dalle mura della casa natale, sembra che in Europa i figli facciano molta più fatica ad allontanarsi dalla casa dei genitori. Ciò potrebbe essere attribuito a vari fattori come il contesto economico, le sfide logistiche e le differenze nel sistema scolastico, che negli Stati Uniti incoraggia un’uscita molto più precoce dal nucleo familiare.
Eurostat, nel suo studio del 2021, ha osservato che in 24 dei 29 paesi europei analizzati, più di un terzo degli adulti tra i 18 e i 34 anni vive ancora con i genitori. Le cifre più elevate si registrano in Croazia (77%), Grecia (73%), Portogallo (72%), Serbia (71%) e Italia (71%). Al contrario, nei paesi nordici, la percentuale di giovani adulti che vivono con i genitori è nettamente inferiore.
Una ricerca di Euronews ha rivelato che questa situazione non è soltanto una conseguenza dei costi degli affitti o del mercato immobiliare, che, esclusi centri come Milano e Roma, non sono significativamente più alti rispetto ad altri paesi europei. Il problema principale risiede nel mercato del lavoro stagnante. L’Istat ha rilevato un tasso di disoccupazione giovanile del 22,9% nel gennaio 2023, notevolmente superiore alla media europea del 15,1%. Questo porta a una minore indipendenza finanziaria tra i giovani italiani.
Inoltre, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha evidenziato che tra il 1990 e il 2020, l’Italia è stato l’unico paese europeo in cui i salari sono diminuiti. In confronto, altri stati membri hanno registrato aumenti sostanziali, come la Lituania, che ha visto un incremento salariale del 276,3%.
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