Nessuno se lo sarebbe aspettato ma Giorgio Panariello cela un dolore incredibile. Ecco le sue parole e cos’è che lo fa soffrire.
Nato a Firenze nel 1960, Giorgio Panariello è un comico, cabarettista, imitatore ed attore molto amato. Nonostante il diploma all’Istituto Alberghiero, inizia a lavorare in un cantiere navale ma ben presto sbarca a Radio Forte dei Marmi come deejay, ambiente che gli consente di scoprire la sua vera vena artistica. Inizia quindi a capire che le imitazioni gli vengono naturali e proprio in questi anni il soggetto che imita più spesso è quello di Renato Zero.
Parallelamente alle prime esperienze come comico, però, Giorgio Panariello lavora come cameriere fino a quando riesce a mantenersi solo grazie al proprio talento. Il vero successo, quindi, arriva negli anni Novanta, quando con Carlo Conti approda sulla Rai e si fa conoscere in diverse trasmissioni della rete. Parallelamente a una carriera brillante, Giorgio Panariello cela un dolore incredibile: ecco qual è.
Ecco il dolore di Panariello: è incredibile
Intervistato da Il Messaggero in occasione del suo compleanno, Giorgio Panariello ha parlato sia dei propri successi che delle proprie sconfitte, come quelle relative al cinema in qualità di direttore. “In questo mestiere bisogna farsi vedere, andare alle feste giuste, camminare sui red carpet… Io non lo so fare” ha detto, riferendo quindi di non essere fatto per dirigere. Inoltre, a suo dire lui paga il fatto di essere spesso visto solo ed unicamente come il comico del sabato sera, quindi adatto solo a fare quello.
Nel 2020, Panariello ha anche scritto un libro dedicato a Franco, suo fratello morto nel 2011 a soli cinquant’anni, nel cui passato c’è stata anche la dipendenza da eroina. In quel libro, il comico toscano spiega che sono emerse molte cose, tra cui il suo senso di colpa: “Sono nato un anno prima di lui e quando nostra madre ci ha abbandonato, io sono stato adottato, mentre lui è andato a finire in collegio” ha detto, riferendo che sua nonna non poteva permettersi un altro bambino in casa e quindi lui non l’ha potuto tenere.
Per questo motivo, Giorgio Panariello si ritiene fortunatissimo, mentre crede che sui fratello sia stato molto sfortunato. Nel libro, comunque, racconta i successi della vita di Franco, spesso nascosti dai dolori e dal dramma: “Franco non è morto di overdose ma di ipotermia. Si era ripulito pur essendo un caso disperatissimo” ha concluso.