Se siete soliti scambiare informazioni “delicate” tramite il vostro smartphone, ecco una serie di buoni motivi per non farlo più.
Oggi la nostra vita passa principalmente per lo schermo di uno smartphone (o di un tablet, o di un pc). Il mondo di Internet e soprattutto quello dei social hanno preso il sopravvento e i dispositivi tecnologici per la comunicazione digitale sono diventate delle vere e proprie protesi del nostro corpo. Sicuramente una grande comodità, una piacevole forma di intrattenimento e un potente strumento per migliorare le nostre vite da più punti di vista. Ma c’è anche un lato oscuro da non sottovalutare.
Il nuovo inquietante allarme arriva direttamente dagli Stati Uniti. A quanto pare, “governi non identificati” sono intenti a spiare gli utenti di smartphone, monitorando le notifiche push che passano per i server di Google e Apple. A lanciare il monito è il senatore Ron Wyden, in una lettera al Dipartimento di Giustizia statunitense. Vediamo nel dettaglio come funziona la “sorveglianza” occulta dei Big Tech.
Il Grande Fratello ai tempi dei Big Tech
Secondo quanto scrive il senatore Wyden, il quale sarebbe stato informato da una non meglio precisata “soffiata”, ci sarebbero autorità straniere che chiedono i dati ai giganti della tecnologia per monitorare (e dunque spiare) gli smartphone e i contenuti che vi transitano, in particolare il traffico sulle app che inviano notifiche push. I colossi tecnologici non sono innocenti; anzi fanno la loro parte, trovandosi “in una posizione unica per facilitare la sorveglianza del governo su come gli utenti utilizzano particolari app”. Di qui la richiesta dell’esponente politico al Dipartimento di Giustizia di “abrogare o modificare qualsiasi politica” che ostacoli le discussioni pubbliche sul monitoraggio delle notifiche push.
Una fonte ben informata ha confermato all’agenzia Reuters che sia le agenzie governative straniere, sia quelle statunitensi hanno chiesto ad Apple e Google metadati relativi alle notifiche push. A quale scopo? Quei dati sarebbero utilizzati per tentare di collegare utenti anonimi di app di messaggistica a specifici account Apple o Google. Non è dato (ancora) sapere quali governi esattamente abbiano avanzato le richieste di dati, né a quando risalgano queste richieste. Ma si tratterebbe di “democrazie alleate degli Stati Uniti”.
La risposta di Apple non ha tardato ad arrivare. In una dichiarazione rilasciata sempre alla Reuters, la nota azienda ha affermato che la lettera di Wyden ha fornito l’occasione di cui aveva bisogno per condividere maggiori dettagli con l’opinione pubblica su come i governi monitorano le notifiche push. “In questo caso, il governo federale ci ha proibito di condividere qualsiasi informazione”, si legge nella nota. Ma “ora che questo processo è di pubblico dominio, stiamo aggiornando i nostri rapporti sulla trasparenza per dettagliare questo tipo di richieste”. Nel frattempo, Apple consiglia agli sviluppatori di non includere dati sensibili nelle notifiche e di crittografare qualsiasi informazione prima di aggiungerla al payload di una notifica. Grande Fratello docet.