Tenere in carica lo smartphone durante la notte è una pratica tanto comune tanto dannosa: il motivo per cui non andrebbe mai fatto.
Si tratta di un meccanismo normale, automatico, abitudinario; decidere di tenere lo smartphone sotto carica durante la notte è una pratica che accomuna un po’ tutti, data la praticità di questo preciso momento in cui il dispositivo non viene utilizzato. Sebbene sia un’abitudine concretizzata da anni, è importante essere a conoscenza del fatto che questa abitudine può portare a rischi non indifferenti.
Il problema principale è legato alle batterie agli ioni di litio che, se caricate per un tempo eccessivo, possono mostrare conseguenze destinate a manifestarsi nel tempo. Non è dunque la singola notte a generare un danno in sé, ma l’utilizzo frequente di questa pratica. In primo luogo le batterie agli ioni di litio, se sovraccaricate, hanno un rischio (seppur minimo), di incendi. Per fortuna la maggior parte degli smartphone moderni hanno integrate alcune protezioni che servono per prevenire tali situazioni. Tuttavia, questo non rende esenti le batterie da ulteriori danni che la stessa pratica può causare; uno tra questi è il motivo per cui il dispositivo si rompe dopo poco tempo dall’acquisto.
Perché caricare il telefono di notte è una pratica deleteria per il dispositivo: la risposta dai colossi del settore
Il metodo standard è quello di effettuare un unico ciclo di ricarica che consiste di portare la batteria dal 0% al 100%. Sebbene il concetto sia elementare, nonché alquanto comune, a sfatare questo mito sono stati i colossi mondiali della telefonia, Samsung e Apple. In questa nuova visione della ricarica, un unico ciclo completo di ricarica potrebbe rovinare significativamente la batteria. Appoggiato a questa teoria, c’è un motivo ben preciso.
Invece di aspettare che la batteria cada a terra, il telefono andrebbe caricato più volte durante la giornata, mantenendo costantemente il livello di carica tra l’80% e il 20%. Sia avere il telefono sotto questa soglia che sopra, può portare inevitabilmente all’usura della batteria. Detto banalmente, quel classico caso in cui il telefono che fino a pochi mesi fa non presentava problemi, ad oggi non tiene più la carica. Il caricabatterie, infatti, nel momento in cui viene lasciato attaccato alla corrente (e allo smartphone), continua a fornire energia inutile alla batteria per diverse ore, anche quando ha raggiunto da tempo il 100%. Questo comporta un surriscaldamento della batteria e danni potenziali agli elettrodi.
A fare chiarezza sulla questione è stato Kevin Purdy, sul New York Times, facendo un paragone alquanto inusuale. Il processo – secondo l’esperto – è simile a quello di una spugna piena d’acqua che cerca di assorbire le ultime gocce. Così facendo, il materiale richiede una pressione maggiore, lasciando accumuli sulla superficie. In questo caso non vi sono spugne ne tanto meno acqua: questo accumulo nel dispositivo è chiamato SEI (Interfaccia Elettrolitica Solida), ed ha un ruolo importante in merito all’usura nel tempo. Se si riempe costantemente la batteria di energia superflua, questa porterà inevitabilmente al deterioramento della stessa.